Via libera dal Consiglio dei Ministri alla riforma del terzo settore, con l'approvazione, in data 10 luglio, di un disegno di legge delega che comprende anche la rivisitazione dell’impresa sociale.
Per la riuscita della riforma in parola, il governo dovrà adottare, entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge, una serie di decreti legislativi.
Abolito il divieto di distribuire utili per l'impresa sociale
La parte dedicata all'impresa sociale si dovrà occupare di:
- rivedere l’attuale disciplina dell’attribuzione facoltativa della qualifica di impresa sociale;
- ampliare i settori di attività di utilità sociale e individuare dei limiti di compatibilità con lo svolgimento di attività commerciali diverse da quelle di utilità sociale;
- abolire il divieto di distribuzione degli utili e disporre forme di remunerazione del capitale sociale.
Inoltre, deve essere data possibilità alle imprese sociali di accedere a forme di raccolta di capitali di rischio tramite portali on line, come avviene per le start-up innovative; devono poi essere inserite misure fiscali agevolative, per favorire anche investimenti di capitale.
Di utilità l’istituzione di un apposito fondo rotativo destinato a finanziare, a condizioni agevolate, gli investimenti in beni strumentali materiali e immateriali.
Potrà essere prevista, in favore delle imprese sociali, l’assegnazione di immobili pubblici inutilizzati, ovvero di beni immobili e mobili confiscati alla criminalità organizzata.
Volontariato
Per quanto riguarda l’attività di volontariato e di promozione sociale la legge delega stabilisce di emanare norme attuative per:
- armonizzare le diverse discipline vigenti in materia;
- promuovere la cultura del volontariato tra i giovani;
- promuovere il sistema dei Centri di servizio per il volontariato e il riordino delle modalità di riconoscimento e di controllo degli stessi.
5 per mille
L'indirizzo presente nella legge delega è nel senso di dare stabilizzazione all’istituto della destinazione del 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche in base alle scelte espresse dai contribuenti in favore degli enti del Terzo settore, introducendo obblighi di pubblicità circa le risorse ricevute.