Il 2022 rivoluziona la modalità di corresponsione di alcuni componenti della busta paga che i lavoratori dipendenti ricevono in base al proprio nucleo familiare. Più in particolare, oggetto delle modifiche sono le provvidenze erogate per i figli. Per effetto di quanto disposto dalla legge 46/2021, è stato emanato il Dlgs 230/2021 che istituisce e regolamenta l’assegno unico universale (Auu). Da marzo l’assegno unico sostituirà il premio previsto per le nascite o le adozioni, gli assegni per il nucleo familiare , il bonus bebè e le detrazioni fiscali per i figli sotto i 21 anni. Quindi, via tutte le somme oggi riconosciute o anticipate dal datore di lavoro in busta paga, per far posto a un solo assegno. Quest’ultimo viene gestito e pagato direttamente dall’ente di previdenza, cui i lavoratori devono presentare richiesta tramite un’applicazione già disponibile sul portale www.inps.it, o avvalendosi di un patronato.
Per evitare che nel mese di marzo i lavoratori abbiano una minore disponibilità economica, l’Inps ricorda di inoltrare le richieste entro il 28 febbraio, assicurandosi così la ricezione dell’assegno unico nel mese successivo. Per le istanze pervenute oltre tale data, il pagamento verrà eseguito entro la fine del mese seguente.
Possono riscuotere l’assegno i genitori, anche in modalità ripartita, secondo le indicazioni fornite all’atto della richiesta. I figli maggiorenni hanno facoltà di inviare direttamente la domanda per ricevere, autonomamente, la quota di loro spettanza. Anche le detrazioni fiscali per i figli con meno di 21 anni non confluiranno più nella busta paga a partire da marzo.
Il netto del cedolino di alcuni dipendenti diminuirà e questo potrebbe essere rilevante nei casi in cui il datore abbia pattuito la retribuzione dei lavoratori sotto forma di netto concordato; per mantenere inalterato l’importo pattuito, l’azienda dovrà erogare un maggior compenso che farà aumentare il costo del lavoro. Per evitarlo, potrebbe essere necessario rinegoziare la retribuzione.
La normativa sull’assegno unico è in vigore e le relative istanze telematiche possono già essere presentate; tuttavia l’erogazione dello stesso avverrà da marzo. Ciò implica uno slittamento in avanti di due mesi delle attuali regole. Tale situazione ha indotto a identificare come arco temporale annuo di erogazione del nuovo assegno quello che va da marzo a febbraio dell’anno successivo. Le relative domande si possono presentare dal 1° gennaio di ogni anno, tenendo presente che quelle presentate sino al 30 giugno danno diritto agli arretrati da marzo, mentre chi invia l’istanza a dal 1° luglio perde i mesi pregressi.
La gestione dell’assegno unico è di esclusiva competenza Inps e il datore non viene coinvolto. Si tratta di un’estraneità ancor più marcata rispetto all’assegno per il nucleo familiare; infatti, mentre per quest’ultimo il coinvolgimento del datore era previsto per l’erogazione nel cedolino di paga, per il neonato assegno pensa l’Inps anche a pagare. Ogni eventuale disservizio o anomalia dovrà, quindi, essere gestita dal lavoratore direttamente con l’Istituto.
Il nuovo assegno verrà pagato a tutte le famiglie che hanno figli fino a 18 anni. Il limite di età sale a 21 anni nel caso in cui il giovane sia dedito a studi e/o tirocini ovvero lavori ma con un reddito complessivo annuo inferiore a 8.000 euro, oppure se è disoccupato o sta svolgendo il servizio civile universale. I limiti di età non si applicano in presenza di disabilità del figlio. Non rileva la condizione lavorativa dei genitori, che possono essere anche inoccupati. L’importo oscilla da un minimo di 50 euro (25 euro per i maggiorenni) a un massimo di 175 euro (85 euro per i maggiorenni), per figlio, e il suo ammontare può essere influenzato dal valore dall’Isee. Tuttavia, produrre l’Isee non è obbligatorio: in mancanza si ha diritto, comunque, all’importo minimo. La domanda va inoltrata una sola volta nell’anno, deve riguardare tutti i figli, integrandola in caso di nascite, ricordando che l’assegno unico spetta dal settimo mese di gravidanza.