La Corte di Cassazione è intervenuta, con la sentenza n. 19358 dello scorso 10 settembre, per consolidare un orientamento già ribadito in precedenza: il “tempo-tuta” è computabile nell’orario di lavoro e va retribuito. La questione è stata sollevata da un gruppo di dipendenti di una società chiamato a timbrare il cartellino più volte tra l’ingresso all’interno dell’azienda, il passaggio nei locali per cambiarsi e l’arrivo sull’effettivo posto di lavoro per l’espletamento delle mansioni. Di fronte al diniego del datore di lavoro di riconoscere tale tempo come attività lavorativa, i ricorrenti deducevano che il tempo occorrente per tali operazioni costituiva una “messa a disposizione” delle proprie energie in favore del datore di lavoro, per cui doveva essere retribuito. La società, a sua volta, eccepiva che durante le operazioni di vestizione/svestizione, i dipendenti non erano sottoposti a controlli e al potere datoriale, essendo liberi di disporre del proprio tempo, mentre solo con l’inizio effettivo del lavoro essi venivano sottoposti agli ordini e alle indicazioni dei superiori gerarchici. I Supremi giudici hanno accolto la sentenza impugnata dalla società, ribadendo che il tempo necessario per indossare i vestiti da lavoro costituisce a tutti gli effetti tempo di lavoro e, in quanto tale, deve essere retribuito con la stessa quota oraria prevista per il lavoro effettivo. Nello specifico, la Corte rinvia alla disciplina prevista dai singoli contratti collettivi. Nel caso in cui è concessa la facoltà al lavoratore di scegliere il tempo e il luogo dove indossare la divisa, anche presso la propria abitazione, prima di recarsi al lavoro, la relativa attività fa parte degli atti di diligenza preparatoria allo svolgimento dell’attività lavorativa e, in quanto tale, non va retribuita, mentre se tale operazione è diretta dal datore di lavoro, che ne disciplina il tempo e il luogo di esecuzione, rientra nel lavoro effettivo e di conseguenza il tempo necessario alla stessa operazione deve essere retribuito.Dunque: l’indicazione del tempo e del luogo in cui indossare la divisa se assoggettata al potere direttivo del datore di lavoro e da quest’ultimo regolato, costituisce tempo di lavoro e, dunque, richiede una retribuzioni
weekly news 39/2010