Quasi quattro piccole e medie imprese italiane su dieci hanno scelto di lavorare in modalità lavoro agile o smart working; mentre oltre il 60% si dichiara disinteressata o semplicemente non conosce ancora le potenzialità di questo nuovo modello organizzativo di lavoro. È quanto emerge dai dati elaborati dall'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ed illustrati al convegno di Confindustria Padova sul tema del lavoro agile nel settore manifatturiero.
Si tratta di uno strumento di flessibilità lavorativa che viene adottato da un numero sempre più crescente di aziende del Nordest, principalmente quelle di grandi dimensioni, e che ha bisogno di essere ulteriormente incentivato tra le imprese per renderle più competitive sui territori.
I dati del Politecnico, riportati sul Sole24Ore, evidenziano che al Nordest, dove la concentrazione di Pmi si mantiene alta, nel 2015 solo il 6% delle aziende ha già avviato progetti di smart working (5% il dato nazionale per le Pmi, 17% nelle grandi imprese). A queste si aggiunge il 24% di Pmi che sono in fase "esplorativa", si apprestano cioè ad avviare progetti in futuro, e un altro 9% che ha introdotto informalmente logiche di flessibilità e autonomia ma rivolte solo a particolari profili, ruoli o esigenze delle persone. L'obiettivo dichiarato dagli industriali del Veneto è quello di migliorare la produttività aziendale sfruttando la possibilità dei lavoratori di conciliare i tempi di vita e di lavoro attraverso orari più flessibili e luoghi di lavoro esterni alla sede aziendale ma dotati delle tecnologie necessarie.