Non solo estorsione, come già più volte affermato, ma anche autoriciclaggio per l’imprenditore che costringe i dipendenti ad accettare buste paga più magre di quelle formalmente concordate e a lavorare per un orario superiore a quanto contrattualmente previsto. Non solo. A rispondere per autoriciclaggio è anche la società, sulla base del decreto 231 del 2001, alla quale è contestato l’avvenuto impiego nell’attività imprenditoriale del denaro frutto dell’estorsione continuata, in maniera tale da ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delle somme. Lo stabilisce, con una lettura innovativa, la Corte di Cassazione con la sentenza n. 25979/2018 depositata ieri.