Un effetto della rimodulazione del calendario fiscale da ultimo con l’intervento del Decreto Ristori-quater c’è già: a primavera si preannuncia un ingorgo; sarà allora che tutti i nodi verranno al pettine con il continuo rinvio e affastellarsi delle scadenze, sempre che Governo e Parlamento non ci mettano mano prima. Nodi che, del resto, riguardano da vicino anche il perimetro oggettivo e soggettivo del rinvio degli acconti. A cominciare dalla mini-proroga al 10 dicembre riservata a tutti i soggetti esercenti attività d’impresa, arte o professione con domicilio, sede legale o operativa in Italia. Il dubbio è se la proroga abbia effetto anche sugli acconti diversi dalle imposte sui redditi e Irap in scadenza il 30 novembre 2020. L’altro aspetto molto delicato è l’effetto del passaggio di zona da rossa ad arancione e il conseguente impatto sul rinvio “lungo” degli acconti al 30 aprile 2021 senza dover fare i conti con il calo del 33% di fatturato/corrispettivi nel primo semestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Alla fine è prevalsa la formula che fotografa la situazione delle zone al 26 novembre. Resta una gimcana tra colori, automatismi o semi automatismi che mette a dura prova tanto gli operatori quanto i professionisti che li assistono. Con il rischio di sbagliare ora e di trovarsi esposti a rischi di contestazioni da parte del Fisco a distanza di mesi o anni.