Confindustria ha avanzato una richiesta al ministero del Lavoro per sapere se l’installazione da parte di una impresa di telecomunicazioni di un sistema di controllo “in grado di effettuare registrazioni audio di chiamate in uscita e in entrata”, sia compatibile con le norme sulla privacy. E, quindi, se le norme previste dallo Statuto dei lavoratori – nello specifico l’articolo 4 della legge 300/1970 – possano trovare applicazione in presenza di un sistema di controllo in grado di effettuare registrazioni audio finalizzate al monitoraggio a campione della qualità dei servizi di telecomunicazione, che non rendono possibile risalire all’individuazione né dell’operatore né del cliente coinvolti nella conversazione. Si ricorda che il richiamato articolo 4 dello Statuto dei lavoratori riconosce che gli impianti e le apparecchiature di controllo installate per esigenze produttive, ma dalle quali si può esercitare un controllo a distanza dell’attività dei lavoratori possono essere installati solo previo accordo con le rappresentanze sindacali. Nel caso in esame, l’applicazione della citata norma non ricorre dal momento che – secondo il Ministero, interpello n. 2/2010 – nel sistema di controllo previsto dalla società di tlc sono già state introdotte importanti cautele che non consentono di risalire all’identità degli operatori (le voci vengono criptate). Né, tantomeno, il sistema fornisce report in grado di procurare informazioni sul singolo operatore che possa far risalire alla sua identificazione. Quindi, il citato sistema non consente un controllo diretto sull’attività dei dipendenti, mancando un collegamento stabile tra l’attività lavorativa svolta e l’uso di un determinato apparecchio per via della rotazione del personale che usufruisce delle postazioni attive.
weekly news 09/2010