Con una lettera datata 5 maggio 2011 e inviata a tutto il personale dell’agenzia delle Entrate, il direttore, Attilio Befera, ha ricordato il rispetto dei principi di correttezza ed efficienza che devono essere alla base dell’azione di accertamento fiscale.
A fronte delle numerose segnalazioni ricevute, Befera ha, dunque, esortato il personale ad agire con correttezza, richiamando ciascuno alle proprie responsabilità e ribadendo che “l’azione di controllo può rivelarsi realmente efficace solo se è corretta”. “E – aggiunge - non è tale quando esprime arroganza o sopruso o, comunque, comportamenti non ammissibili nell’ottica di una corretta e civile dialettica tra le parti”. Di fronte a tali atteggiamenti, anzi, scaturirebbe soltanto “un devastante danno di immagine”, che finirebbe per associare “l'azione del fisco a quella di estorsori”. Da un punto di vista pratico, quindi, “se un accertamento non ha solido fondamento, non va fatto e se da una verifica non emergono fatti o elementi concreti da contestare, non è corretto cercare a ogni costo pseudoinfrazioni formali da sanzionare solo per evitare che la verifica stessa sembri essersi chiusa negativamente. Insomma, se il contribuente ha dato prova sostanziale di buona fede e di lealtà nel suo rapporto con il Fisco, ripagarlo con la moneta dell’accanimento formalistico significa venire meno a un obbligo morale di reciprocità, ed essere perciò gravemente scorretti nei suoi confronti”.
Di fronte a comportamenti di tale genere si dovranno applicare pesanti sanzioni, nessuna esclusa.
Anche il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha preannunciato la pubblicazione di una prossima circolare con cui verranno annunciate le sanzioni da applicare nel caso gli ispettori del Fisco esagerino con i controlli.
weekly news 18/2011