La Corte di Cassazione, con la pronuncia n. 13509 del 29 maggio 2013, fissa alcuni importanti principi riguardanti la nozione tributaristica di società commerciale.
Secondo i Supremi giudici, infatti, la nozione tributaristica dell’esercizio di impresa commerciale non coincide con quella civilistica.
L’articolo 51 del Tuir intende con tale nozione l’esercizio abituale, anche se non esclusivo, delle attività indicate dall'art. 2195 del Codice civile, anche se non organizzate in forma di impresa, prescindendo così dal requisito organizzativo, che costituisce invece elemento qualificante e imprescindibile per la configurazione dell'impresa commerciale ai fini civilistici, e richiedendo invece solamente che l’attività svolta sia caratterizzata dalla professionalità abituale, anche se non esclusiva.
I giudici di Cassazione, poi, si spingono oltre specificando che, l’accertamento ai fini delle imposte sui redditi, relativamente alla riconducibilità della cessione di un bene all'esercizio di un'attività di commercio posta in essere nell'esercizio abituale e professionale di un'impresa, valutato in relazione alle concrete modalità e al contenuto oggettivo e soggettivo dell'atto, costituisce un accertamento di fatto che è da considerare incensurabile in sede di legittimità.
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