Il contribuente che ha rateizzato il debito fiscale, se paga le prime due rate scendendo sotto la soglia di rilevanza penale pari a 50mila euro, dopo la prevista scadenza, incorre ugualmente nel reato di evasione Iva. In tal caso è legittimo il sequestro preventivo dei beni del contribuente. La precisazione giunge dalla Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 24185 del 4 giugno 2013, ha confermato il sequestro per equivalente sui beni di un imprenditore. A nulla è valsa la difesa del contribuente che ha sottolineato l’insussistenza del reato per mancato raggiungimento della soglia di punibilità, avendo pagato le prime rate del debito e facendo scendere così la somma dovuta sotto la soglia dei 50mila euro. Per i giudici di legittimità il fatto che l’indagato avesse pagato parte del debito e così rideterminato l’intero ammontare, a distanza di circa due anni dal termine stabilito, non fa venire meno il reato: il fatto che vi fosse stata una rateizzazione non produce elementi atti a far ritenere che l'importo dell'imposta evasa sia disceso al di sotto della soglia di punibilità. Confermando una precedente pronuncia della Suprema Corte, la sentenza 24185/2013 ribadisce che il reato di omesso versamento si consuma alla scadenza del termine.
weekly news 23/2013