La Terza sezione penale di Cassazione, con la sentenza n. 28145 del 27 giugno 2013, ha confermato il provvedimento di sequestro preventivo che era stato disposto nei confronti dei beni di alcuni amministratori di una società, coinvolti in un'indagine penale per associazione per delinquere finalizzata all'emissione di fatturazione per operazioni inesistenti.
La difesa degli amministratori si era opposta alla misura cautelare sostenendo che non era stata dimostrata, da parte dell'accusa, la sussistenza di una divergenza fra i costi sostenuti e l'importo delle fatture contabilizzate; in ogni caso – avevano ricordato nel ricorso - le operazioni commerciali contestate erano esenti dall'imposta Iva.
Diversa la considerazione resa dai giudici di legittimità secondo i quali, nell'ambito della fase cautelare del processo, al Pubblico ministero spetta esclusivamente la prova circa l'esistenza del fumus dell'illecito conseguente all'utilizzazione dei falsi documenti, spettando, per contro, a carico dei contribuenti la prova dell'effettività e deducibilità dei costi.
weekly news 26/2013