La Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, con parere n. 3 del 6 ottobre 2014, ha spiegato i passaggi tecnici della proposta del Governo di anticipare mensilmente il TFR in busta paga.
Lavoratori interessati
I lavoratori interessati dall’eventuale anticipo del TFR in busta paga dovrebbero essere solo i dipendenti del settore privato e, poiché per le imprese che superano i 49 dipendenti il TFR rimasto in azienda viene destinato al Fondo di Tesoreria Inps, dal quale non è possibile sottrarlo per non incorrere in problemi di gettito, la proposta riguarderebbe solo la metà dei lavoratori privati.
Natura della retribuzione
Il TFR corrisposto al termine del rapporto o anticipato in parte durante il rapporto, gode di un’agevolazione fiscale e previdenziale.
In passato, in caso di Tfr anticipato mensilmente in busta paga dai datori di lavoro, i giudici del lavoro avevano stabilito un cambiamento della natura della retribuzione, che diventava così ordinaria e non speciale.
Conseguentemente, per conservare l’agevolazione fiscale e contributiva bisogna necessariamente prevedere un’adeguata copertura finanziaria.
Problematiche
Il parere della Fondazione Studi si conclude chiarendo che:
- anticipare ogni mese il TFR in busta paga creerebbe danni al sistema pensionistico;
- poiché il TFR è usato come strumento di autofinanziamento da parte delle piccole imprese, con l’anticipazione mensile si dovrebbe prevedere anche un sistema di compensazione, magari riducendo i costi contributivi;
- l’anticipo del TFR in busta paga non porterà ad aumento delle retribuzioni ma ai lavoratori saranno anticipate indennità future, mettendo a rischio gli equilibri pensionistici e indirizzando i futuri pensionati ad una misera esistenza.