Imprese e artigiani non possono essere la banca dei cittadini meno abbienti. L’attuale normativa sulla cessio-ne del bonus fiscale del 65% alle ditte esecutrici dei lavori «green» deve essere rivista. La posizione critica è arrivata ieri da Rete Imprese Italia, la sigla che associa Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, a poche ore dal provvedimento dell’Agenzia delle entrate che attua il meccanismo introdotto dalla L. 208/2015. Il meccanismo, denuncia però Rete Imprese, è viziato da un problema di fondo: lo svantaggio finanziario che controbilancia il vantaggio fiscale, cioè l’incasso del credito (sotto forma di detrazione) in 10 anni, viene trasferito dai cittadini ad artigiani e piccole aziende. «È evidente che nessuna impresa può permettersi di incassare i due terzi del corrispettivo relativo al proprio lavoro in dieci anni», osserva l’associazione in una nota, «le imprese non sono banche. Peraltro, le banche prestano denaro dietro corrispettivo. Per questo Rete Imprese Italia chiede che la norma sia immediatamente modificata per evitare di addossare oneri impropri sulle imprese fornitrici. Senza le necessarie modifiche il meccanismo è destinato a rimanere solo sulla carta».