È stato firmato dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, il decreto che punta a promuovere un principio di "invecchiamento attivo", ovvero di uscita graduale dall'attività lavorativa, al fine di favorire il ricambio generazionale in azienda. Si tratta del cosiddetto "part-time agevolato", una misura sperimentale (triennio “2016-2018”), prevista da una norma contenuta nella Legge di Stabilità 2016 (L. n. 208/2015).
In pratica, i lavoratori del settore privato con contratto a tempo indeterminato ed orario pieno, che possiedono il requisito contributivo minimo per la pensione di vecchiaia (20 anni di contributi) e che maturano il requisito anagrafico entro il 31 dicembre 2018, potranno concordare col datore di lavoro il passaggio al part-time, con una riduzione dell'orario tra il 40 ed il 60%, ricevendo ogni mese in busta paga, in aggiunta alla retribuzione per il part-time, una somma esentasse corrispondente ai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro sulla retribuzione per l'orario non lavorato. Inoltre, per il periodo di riduzione della prestazione lavorativa, lo Stato riconosce al lavoratore la contribuzione figurativa corrispondente alla prestazione non effettuata, in modo che alla maturazione dell'età pensionabile il lavoratore percepirà l'intero importo della pensione, senza alcuna penalizzazione.
Restano quindi fuori da tale possibilità i lavoratori che, pur appartenendo al settore privato, abbiano un contratto di lavoro a termine e/o a part-time; analoga esclusione vale per i dipendenti pubblici e statali e i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti e professionisti).