La norma nazionale che impone di redigere le fatture in una determinata lingua, a pena di nullità, contrasta con l’ordinamento dell’Ue, poiché rappresenta una restrizione ingiustificata alla libera circolazione delle merci. Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue con la sentenza pronunciata ieri, 21 giugno 2016, nel procedimento pregiudiziale C-15/15, promosso dai giudici belgi nell’ambito di una controversia tra una società con sede in Belgio e una società italiana, concernente il mancato pagamento di alcune fatture emesse dalla prima nei confronti della seconda.