Nelle società di capitali a ristretta base azionaria i proventi dell’evasione si presumono distribuiti ai soci salvo prova contraria. È questa la prassi dell’Amministrazione finanziaria che sta caratterizzando anche gli atti impositivi notificati in questi giorni o comunque entro fine anno per evitare la decadenza. Si tratta, più in particolare, degli accertamenti ai soci di società (Srl o Spa), a ristretta compagine sociale e/o a carattere familiare, ai quali l’Amministrazione imputa per trasparenza gli utili derivanti dalle maggiori somme contestate all’ente. Sebbene secondo l’orientamento maggioritario della Cassazione l’imputazione ai soci debba fondarsi su un atto definitivo a carico della società, gli uffici per evitare la decadenza emettono contemporanea-mente l’avviso di accertamento sia alla società, sia ai soci. In presenza di queste rettifiche, la principale problematica riguarda i costi sostenuti dalla società che l’amministrazione considera indeducibili. Può poi verificarsi che la società accertata sia in perdita. La Corte di Cassazione sul punto ritiene che le somme occultate non transitino dalla contabilità. Infine, si dibatte sull’esatto periodo d’imposta in cui imputare gli utili extrabilancio. L’Agenzia, normalmente, fa coincidere l’anno della rettifica alla società con l’attribuzione di redditi di capitale ai soci: presume, cioè, che il “nero” prodotto dalla società sia stato immediatamente distribuito.