I commi 1053 e 1054, L. 145/2018 hanno riaperto la facoltà di affrancamento di valore dei terreni. La norma permette ai soggetti che, al 1° gennaio 2019, possedevano i terreni al di fuori del regime d’impresa (persone fisiche, società semplici, associazioni professionali ed enti non commerciali) di versa-re un’imposta sostitutiva del 10% ed evitare così di pagare le imposte sull’eventuale plusvalenza del valore riportato da una perizia giurata di stima redatta da soggetti qualificati. Una ipotesi in cui vi sono sempre stati dubbi sul comportamento da tenere è quella in cui il contribuente non possiede solo un’area, ma un fabbricato, magari vetusto e in cattive condizioni. Con la risoluzione n. 395/E/2008 l’Agenzia delle entrate ha ritenuto di considerare oggetto della compravendita non più i singoli fabbrica-ti, ma l’area edificabile su cui gli edifici insistevano (diversamente da quanto sostenuto ai fini Iva, circo-lare n. 28/E/2011). Il che escluderebbe l’irrilevanza ai fini Irpef della plusvalenza prevista dall’articolo 67, comma 1, Tuir, mentre il reddito andrebbe sempre dichiarato a quadro RM. Gli uffici hanno esteso la portata della risoluzione sino a comprendervi tutte le ipotesi in cui l’edificio, dopo l’acquisto, è stato ab-battuto, indipendentemente dalla presenza o meno di un “piano di recupero”. Tesi già più volte censurata dalla Corte di Cassazione.