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Tamponi per chi lavora nelle zone a rischio

Pubblicato il 24 aprile 2020 Il Sole 24 Ore; Italia Oggi;

La fase 2 della ripresa produttiva può decollare in sicurezza con l’utilizzo della mascherina chirurgica per tutti i lavoratori che condividono spazi comuni e degli idonei dispositivi di protezione individuale (Dpi) individuati dalla valutazione dei rischi nelle singole realtà aziendali. Con la sorveglianza sanitaria, ed una particolare attenzione ai lavoratori over 55 o al di sotto di questa età che presentano particolari condizioni patologiche. Per prevenire focolai epidemici nelle aree più colpite dal coronavirus, inoltre, va considerato il ricorso al tampone per tutti i lavoratori, soprattutto nei cicli produttivi in cui è più difficile il distanziamento.
Sono queste alcune delle nuove indicazioni contenute nella bozza con le integrazioni al Protocollo condiviso del 14 marzo, accompagnato da un documento tecnico dell’Inail che ieri fino a tarda sera è stato al centro di un videoconfronto promosso dai ministri Nunzia Catalfo (Lavoro) e Stefano Patuanelli (Sviluppo economico) con i vertici delle parti sociali. L’incontro, che proseguirà oggi sul tema della gestione del pendolarismo tra casa e lavoro (oggetto di un ulteriore protocollo coordinato dal ministero dei Trasporti), ieri si è incentrato sull’aggiornamento delle misure di prevenzione dal contagio del coronavirus nei luoghi di lavoro, individuate congiuntamente dalle parti oltre un mese e mezzo fa, affidando un ruolo centrale al medico competente nella tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, in particolare attraverso la collaborazione alla valutazione dei rischi ed alla effettuazione della sorveglianza sanitaria. Nelle aziende dove questa figura non è presente, in via straordinaria, secondo il documento dell’Inail, va «pensata la nomina di un medico competente ad hoc per il periodo emergenziale o soluzioni alternative, anche con il coinvolgimento delle strutture territoriali pubbliche» e con una «sorveglianza sanitaria eccezionale» sui lavoratori di oltre 55 anni o che presentino condizioni patologiche. «In assenza di copertura immunitaria adeguata, utilizzando test sierologici di accertata validità», secondo il documento Inail si potrà esprimere un giudizio di «inidoneità temporanea» o limitare l’idoneità per un periodo adeguato. La bozza del Protocollo prevede per il reintegro progressivo di lavoratori dopo l’infezione che il medico competente, dopo la presentazione di un certificato di tampone negativo rilasciato dal dipartimento di prevenzione territoriale di competenza, effettui la visita medica precedente alla ripresa del lavoro, anche per valutare profili specifici di rischiosità.
Nella fase di transizione, va considerato il rischio di una riattivazione di focolai nelle aziende, mettendo in atto una serie di misure di igiene, con il controllo della temperatura corporea sui lavoratori, prima dell’accesso al luogo di lavoro, che sarà vietato se la temperatura sarà superiore ai 37,5° C. I lavoratori in tale condizione saranno momentaneamente isolati e non dovranno recarsi al Pronto Soccorso o nelle infermerie di sede ma dovranno contattare nel più breve tempo possibile il proprio medico curante e seguire le sue indicazioni.
Il documento Inail si sofferma sulle soluzioni organizzative per ridurre il contatto sociale nell’ambiente di lavoro, sia nell’articolazione dell’orario lavorativo che dei processi produttivi, limitando le trasferte. Si dovrà puntare su orari differenziati per favorire il distanziamento sociale, riducendo il numero di presenze in contemporanea nel luogo di lavoro, con flessibilità di orari si eviteranno assembramenti all’entrata e all’uscita. Anche negli spostamenti per raggiungere il posto di lavoro e rientrare a casa vanno evitati assembramenti, sui bus occorrerà usare la mascherina. Anche gli spazi di lavoro devono essere rimodulati: i lavoratori che non necessitano di particolari strumenti di lavoro e che possono lavorare da soli, per il periodo transitorio, potrebbero essere posizionati in spazi ricavati ad esempio da uffici inutilizzati (sale riunioni). Negli ambienti dove operano più lavoratori in contemporanea, le postazioni di lavoro vanno riposizionate per essere adeguatamente distanziate, con l’introduzione di barriere di separazione (pannelli in plexiglass o mobili).
Nel confronto ieri i sindacati hanno posto l’accento sul tema del rispetto delle regole, delle sanzioni e dei controlli, chiedendo che il protocollo possa avere valenza giuridica, ad esempio allegandolo al prossimo Dpcm, perché le misure siano esigibili. Le imprese si sono dette favorevoli alle misure di prevenzione, ma hanno anche chiesto chiarimenti in ordine a chi dovrà sostenere i costi dei Dpi.

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