La norma sul rafforzamento patrimoniale delle imprese (la cui efficacia è subordinata alla autorizzazione Ue) agevola su 2 fronti, mediante crediti di imposta, gli aumenti di capitale in denaro realizzati entro fi-ne 2020 dalle società di medie dimensioni: da un lato il socio che apporta i mezzi finanziari, dall’altro la società che li riceve. Condizione comune è che la conferitaria sia una società di capitali (Spa, Sapa, Srl) o una cooperativa, con sede legale in Italia. Deve poi trattarsi di imprese con ricavi 2019 tra 5 milioni e 50 milioni. Occorre infine (requisito comune ai due incentivi) che i ricavi (sempre consolidati se si è in un gruppo) marzo-aprile 2020 siano inferiori, causa Covid-19, almeno del 33% rispetto a quelli del corrispondente bimestre 2019. Ai soci che partecipano all’aumento di capitale (esclusi quelli che sono società controllanti, collegate o controllate della conferitaria) spetta un credito di imposta del 20% del denaro apportato (compreso il sovrapprezzo), con un limite su cui calcolare il bonus di 2 milioni (credito mas-simo 400mila euro). Non è chiarita la sorte dei crediti derivanti da precedenti finanziamenti soci utilizzati in compensazione per la sottoscrizione dell’aumento (che invece rilevano ai fini Ace). Il credito di imposta dei soci, non tassato, viene utilizzato nella dichiarazione dei redditi relativa al 2020 (da presentare nel 2021) e, per la parte non consumata, in quelle successive; dal 10° giorno dalla presentazione, può anche essere compensato in F24 senza concorrere al tetto di 700.000 euro (un milione per il 2020) o a quello di 250.000 per i crediti da quadro RU.