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L’apporto gratuito dà valore ai bilanci del non profit

Pubblicato il 04 settembre 2020 Il Sole 24 Ore; Italia Oggi;

Dal punto di vista contabile, l’apporto del volontariato trova la sua collocazione nella modulistica dei bilanci degli Ets. Il decreto del ministero del Lavoro del 5 marzo scorso prevede che gli enti del Terzo settore nei propri bilanci potranno rappresentare i costi e i proventi figurativi, tra cui la valorizzazione dell’attività volontaristica. Sul fronte della rappresentazione dei costi e dei proventi figurativi, seppur la rilevazione sia facoltativa, le informazioni sui costi complessivi diventano essenziali per dimostrare il carattere secondario delle attività diverse. Pertanto, come previsto nelle linee guida dei bilanci, gli enti con ricavi, rendite, proventi o entrate comunque denominate non inferiori a 220mila euro dovranno riportare i costi e i proventi figurativi in calce al rendiconto gestionale. Essi non rilevano ai fini della produzione dei prospetti quantitativi di sintesi (stato patrimoniale e rendiconto gestionale), in quanto, non generando manifestazioni finanziarie, provengono da un calcolo che rigidamente potremmo definire come extra-contabile. Il D.M., anche per questo, evidenzia che costi e proventi figurativi, se inseriti in calce al rendiconto gestionale, non devono essere stati già inseriti nel rendiconto gestionale stesso.
Gli Ets di piccole dimensioni (cioè con proventi o entrate inferiori a 220mila euro) invece, potranno, indicare tali importi in calce al rendiconto per cassa. Anche loro dovranno, peraltro, giustificare (sempre in calce al rendiconto) la secondarietà dell’attività svolta.




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