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Il sistema di allerta potrebbe far scattare la segnalazione

Pubblicato il 25 gennaio 2021 Il Sole 24 Ore; Italia Oggi;

La possibilità di differire la riduzione del capitale sociale per le perdite d’esercizio conseguite nell’anno 2020 nei cinque anni successivi se da un lato mette al riparo le aziende dal prendere provvedimenti immediati (non ultima la messa in liquidazione), dall’altro pone diversi interrogativi su come la novità introdotta dall’articolo 1, comma 266, L. 178/2020, si concili con l’entrata in vigore del Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza che scatterà il primo settembre 2021. Se non ci saranno ulteriori rinvii (la scadenza originaria era il 15 agosto 2020) a settembre diventeranno infatti operative le nuove procedure di allerta che in caso di patrimonio netto negativo possono innescare l’obbligo di segnalazione all’Ocri, il nuovo Organismo di composizione assistita della crisi previsto dal Codice della crisi. In questo contesto, il Cndcec ha elaborato ad ottobre 2019 gli indicatori della crisi, tutt’ora al vaglio del Mise. In estrema sintesi, si tratta di un sistema che va applicato sulla base di una precisa sequenza gerarchica progressiva in cui il superamento del valore soglia del primo indice, patrimonio netto (Capitale sociale più Riserve) negativo, rende ipotizzabile la presenza della crisi. È evidente quindi che a seguito della pandemia molte società potrebbero vedersi eroso totalmente il proprio patrimonio netto dovute alle perdite d’esercizio del 2020 e ricorrere, in sede di approvazione del bilancio, al rinvio di tali perdite per non dover intervenire nell’immediato, potendo posticipare, come visto, al maggior termine dei cinque anni. Tuttavia, nel caso di una simile “scelta”, a settembre (se non vi saranno modifiche e/o proroghe), l’introduzione degli indici potrà mettere a repentaglio il “beneficio” normativo introdotto dalla Legge di Bilancio 2021.

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