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Il fisco manda in tilt chi ha recuperato “insieme” le quote degli anni scorsi

Pubblicato il 31 gennaio 2022 Il Sole 24 Ore; Italia Oggi;

Sempre in tema di patent box, si rammenta che tra la presentazione dell’istanza di ruling e la sottoscrizione dell’accordo passa un considerevole arco di tempo: ad esempio, ci sono imprese che nel 2021 (prima del termine per inviare la dichiarazione dei redditi 2020) hanno chiuso accordi che partono dall’anno 2018. Le regole attuative prevedono due modalità per sistemare tali situazioni: 
  1. presentazione di un’integrativa con variazione in diminuzione per ciascuno degli anni pregressi (nell’esempio 2018, 2019 e 2020);
  2. cumulo di tutte le variazioni in un unico modello (quello dell’anno di sottoscrizione, e quindi nella dichiarazione 2021 da presentare nel 2022).
Inoltre, la circolare 11/E/2016 dell’agenzia delle Entrate e la risposta all’interpello 498 del 23 ottobre 2020, hanno aggiunto una terza modalità, che prevede di sommare le variazioni in diminuzione degli anni pregressi e inserirle nella dichiarazione in scadenza (nell’esempio, accorpando quindi 2018, 2019 e 2020 nel modello 2021) e rinviare la quota del 2021 alla dichiarazione da presentare nel 2022.
Tuttavia, i contribuenti che hanno optato per questa terza modalità ora si trovano ad affrontare il passo indietro compiuto dall’agenzia delle Entrate in seguito alla risposta a interpello 870 del 29 dicembre 2021, in cui la stessa agenzia giudica non ammissibile tale possibilità. Questa risposta ha creato scompiglio tra le imprese, che ora si trovano davanti a due alternative:
  1. aspettarsi contestazioni dagli uffici, preparandosi a difendere il comportamento adottato in buona fede e in conformità con la prassi; 
  2. adeguarsi all’ultimo chiarimento, presentando integrative per gli anni 2018, 2019 e 2020. In caso di ravvedimento, entro il mese di febbraio è possibile ripresentare la dichiarazione 2020 nei 90 giorni, per cui (venendo meno l’ipotesi di dichiarazione infedele) le uniche sanzioni di cui si dovrebbe discutere sono quelle relative al carente o omesso versamento. Anche su questo aspetto una conferma ufficiale sarebbe molto utile per consentire alle imprese di regolarizzare senza costi ulteriori una situazione che non si è creata per loro volontà.

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