Con la fine di giugno termineranno le 26 settimane di assegno ordinario del Fondo di integrazione salariale (FIS) per molte imprese che hanno avuto accesso a questo strumento per la prima volta quest’anno. In generale, la riforma degli ammortizzatori ha ampliato il bacino di accesso al FIS alle imprese che occupano almeno un dipendente, appartenenti a settori, tipologie e classi dimensionali non rientranti nell’ambito di applicazione della CIGO e che non aderiscono ai fondi di solidarietà bilaterali. In questo contesto si pone il problema di come agire, visto che le esigenze di cassa integrazione perdurano. In base all’articolo 4, comma 1, D.Lgs. 148/2015, per ciascuna unità produttiva il trattamento ordinario e quello straordinario di integrazione salariale non possono superare la durata complessiva di 24 mesi in un quinquennio. E questo limite non ha subito variazioni con l’entrata in vigore della riforma a partire dal 2022. Quindi, significa che lo strumento delle 26 settimane deve essere autorizzato nell’ambito del limite complessivo di 24 mesi nel quinquennio, tenendo conto dello strumento straordinario (CIGS) e ordinario (FIS).