Stando a quanto emerge dalla bozza di disegno di legge di bilancio 2026, l'applicazione della c.d. "tassa sugli extraprofitti" delle banche dovrebbe rimanere su base volontaria. Introdotta dall'art. 26 del DL 104/2023, in sede di conversione era stata inserita una disposizione che ha determinato, come risultato pratico, che tutte le banche abbiano scelto di accantonare a riserva non distribuibile un importo pari a 2,5 volte la tassa, senza così versare nulla allo Stato. Nel testo appena licenziato dal Consiglio dei ministri, invece, l'approccio è diverso. La possibilità di affrancamento della riserva riduce la "tassa sugli extraprofitti" al 27,5% o 33%, ma costituisce di per sé un'offerta che molte banche rifiuterebbero, mantenendo invece sine die la riserva non distribuibile nei propri bilanci. Se non si affranca, però, l'istituto di credito si ritroverà a partire dal 2029 nella impossibilità di distribuire i dividendi se non pagando a quel punto la "tassa sugli extraprofitti" nella misura del 40%, maggiorata degli interessi previsti dal co. 5-bis dell'art. 26 del DL 104/2023.