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Con la Cig tagliati i permessi aggiuntivi della legge 104

Pubblicato il 17 aprile 2020 Il Sole 24 Ore; Italia Oggi;

Per quasi 500mila lavoratori beneficiari dei permessi previsti dalla legge 104/1992 scatta un taglio drastico delle giornate a disposizione, comprese le 12 aggiuntive introdotte dal Dl 18/2020. È questa la conseguenza della discutibile interpretazione dell'Inps contenuta nel messaggio 1621/2020.
L'articolo 24 del Dl 18/2020 stabilisce che i permessi della legge 104 sono incrementati di ulteriori 12 giornate usufruibili nei mesi di marzo e aprile 2020. Nel periodo interessato, quindi, il lavoratore disporrebbe potenzialmente di 18 giorni complessivi: 3 giorni base per ciascun mese e 12 giorni aggiuntivi.
L'Inps nel suo messaggio ha spiegato che sui 12 giorni si applicano le regole generali dei permessi di cui alla legge 104/1992 e su questi presupposti fa presente che, in caso di Cig/Fis con sospensione a zero ore, non vengono riconosciute le giornate di permesso. Mentre, in caso di Cig/Fis con riduzione di orario, le 12 giornate possono essere fruite riproporzionandole in base alla ridotta prestazione lavorativa richiesta, secondo le regole del part-time verticale.
Si deve presumere, quindi, che il riferimento alla sospensione a zero ore previsto dal messaggio Inps riguardi l'ipotesi in cui un lavoratore sia stato in cassa integrazione interamente nei mesi di marzo e aprile. Questa ipotesi darebbe luogo all'azzeramento non solo dei 12 giorni aggiuntivi ma anche dei 3 giorni “base”.
L'ipotesi più frequente, comunque, è quella in cui i lavoratori sono stati collocati per una buona parte del tempo in Cig come conseguenza inevitabile del lockdown attivato dall'11 marzo. Basti pensare al settore del commercio, il quale, da tale data è stato costretto a chiudere e non riaprirà prima del 4 maggio. I lavoratori del settore autorizzati ai permessi 104 non avranno i 12 aggiuntivi previsti dal Dl 18/2020, da utilizzare come alternativa alla cassa integrazione. Al contrario, applicando l'algoritmo stabilito dall'Inps, ne avranno a disposizione solo due.
Peraltro, tenuto conto che le aziende saranno chiuse fino al 3 maggio, seguendo le regole generali dei permessi 104 richiamati dall'Istituto, i lavoratori non potranno sostituire le giornate di Cassa con il trattamento economico più favorevole, che pertanto rimarrà solo sulla carta.
Le conclusioni cui perviene l'Inps lasciano molto perplessi. In primo luogo, la relazione tecnica al decreto spiega che in Italia a beneficiare dei permessi 104 sono 70mila persone che assistono figli disabili; 330mila che assistono parenti; 42mila affetti da handicap grave. Una platea di quasi 500mila persone che avevano fatto affidamento sui 12 giorni aggiuntivi.
La relazione tecnica ha quotato la spesa prevedendo che i 12 giorni aggiuntivi siano utilizzati interamente da tutti i beneficiari. La retribuzione media giornaliera indicata in relazione, moltiplicata per le 12 giornate e per il totale dei beneficiari, è pari infatti ai 444 milioni stanziati per la prestazione aggiuntiva. Quindi, delle due l'una: o la relazione tecnica alla legge è sbagliata, oppure l'intenzione del legislatore era quella di riconoscere interamente i 12 giorni ai lavoratori più svantaggiati come opzione alternativa e prevalente rispetto alla cassa integrazione.
D'altronde, il legislatore del Dl 18/2020 aveva ben presente che i lavoratori sarebbero andati in cassa integrazione a seguito del lockdown e quindi non avrebbe avuto alcun senso prevedere uno stanziamento per un istituto che, con questa interpretazione, è di fatto inutilizzabile per tutti i dipendenti delle aziende chiuse (ossia, la maggioranza).
La relazione tecnica al decreto, del resto, è la stessa che ha consentito all'Inps di estendere il beneficio anche ai permessi 104 previsti dall'articolo 33, comma 6, cui la norma non faceva espresso riferimento.

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