Con l’approfondimento del 16 novembre 2020, la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro affronta le problematiche relative alla gestione dei dipendenti presenti in azienda che manifestano sintomi o potenzialmente contagiati da Covid-19 a seguito di un contatto
personale.
Fondamentale è il ruolo importante il medico competente, che ha il compito di collaborare con datore di lavoro e RLS, segnalando all’azienda situazioni di particolare fragilità e patologie attuali o pregresse dei dipendenti, nel rispetto della privacy degli stessi.
L’azienda, peraltro, attraverso le modalità più opportune, deve informare tutti i lavoratori in merito alle disposizioni delle Autorità sanitarie, consegnando e/o affiggendo un’informativa all’ingresso e nei luoghi maggiormente visibili dei locali aziendali. I lavoratori, invece, hanno l’onere di rispettare tutte le disposizioni e le misure delle Autorità sanitarie e del datore di lavoro, adottate allo scopo di garantire la salute degli stessi e prevenire ogni possibile forma di diffusione di contagio.
I lavoratori con febbre oltre 37.5° o altri sintomi influenzali sono obbligati a rimanere al proprio domicilio e di chiamare il medico di famiglia. Qualora, invece, una persona presente in azienda sviluppi febbre e sintomi di infezione respiratoria come la tosse, ha l’onere di dichiarare immediatamente il proprio stato di salute al datore di lavoro, al suo responsabile ovvero all’ufficio del personale. In entrambe le situazioni scaturisce la necessità di procedere all’isolamento del lavoratore in un luogo lontano
dai colleghi. Nei casi in cui non si disponesse di locali da adibire specificamente all’isolamento, è possibile utilizzare aree delimitate, chiuse da porte e dotate di aerazione naturale dove il lavoratore possa rimanere il tempo strettamente necessario ad organizzare il trasporto in sicurezza al domicilio, secondo la procedura che preventivamente è stata predisposta.
Il dipendente consapevole di essere entrato in contatto con persone risultate positive al virus, a seguito di test specifico, ha l’onere di segnalarlo all’azienda e di non prestare attività. Lo stesso dovrà mettersi in contatto con il loro medico di famiglia che adotterà,
se necessario, rispettivamente i provvedimenti di isolamento o di quarantena.
In caso di contatti stretti di caso sospetto, la cui positività non è stata confermata da test specifico, non è previsto alcun intervento: il lavoratore potrà svolgere normalmente la propria attività con tutte le accortezze necessarie a salvaguardare la propria salute e quella dei suoi colleghi.